BALCONI
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Dino Palloni

 

PARTICOLARI DELL’ARCHITETTURA CASTELLANA :

I BALCONI

 

Riconoscere i dettagli architettonici e costruttivi dei castelli è condizione sine qua non per un loro corretto trattamento in sede di restauro e per la loro valorizzazione, che successivamente consenta ai visitatori di comprendere ed apprezzare le funzionalità dei singoli ambienti e renda più umanamente vicine e comprensibili le opere dei costruttori medievali. Troppo spesso infatti i restauri italiani “nascondono” particolari troppo umili, o più semplicemente non compresi dall’operatore, come le latrine o gli armadi murali, laddove in Gran Bretagna, ad esempio, essi vengono correttamente proposti all’attenzione del pubblico, innanzitutto con un rispettoso restauro e successivamente con opportuna, seppur discreta, segnaletica[1]

I balconi non sono stati molto presi in considerazione dagli studiosi di castellologia: Viollet-le-Duc nel Dictionnaire [2] dalla voce “balcone” rimanda alla voce “bertesca”, ove poi di sfuggita ammette che “dal XIV secolo in poi le bertesche non furono solo opere di architettura militare” mentre Piper [3] afferma che i balconi erano assai poco diffusi nel Medioevo ed avevano funzioni essenzialmente ornamentali. Tra i contemporanei i balconi sono ignorati da Le Hallé [4] e nelle ricostruzioni ideali di Tealdi [5] nel solo castello di La Bathie sono mostrate, al posto dei balconi, piccole piattaforme prive di parapetto. Solo Tabarelli riconosce correttamente le tracce di una balconata e della soprastante tettoia nella torre di Frölichsburg [6]

Specifichiamo che i balconi [7] dei quali parliamo sono quelli posti sulla faccia esterna di un castello allo scopo di aumentare e diversificare lo spazio abitabile e non ballatoi volti verso la corte ad uso di comunicazione fra i vari ambienti, prevalentemente diffusi nelle regioni di cultura germanica o lombarda [8] . Importantissimo è comunque avvertire fin d’ora sulla facilità di equivocare, sulla sola scorta delle tracce murarie, fra veri balconi ed altre strutture in aggetto, che verranno prese in esame più avanti. 

I balconi erano assai diffusi nell’architettura civile medievale: affreschi e tracce murarie sono al riguardo molto generosi; Volterra, San Gimignano e gli affreschi senesi, ad esempio, pullulano di balconate. Per comprensibilissime ragioni: l’elevatissimo costo del vetro medievale e la poca trasparenza dei surrogati rendevano gli ambienti ben poco luminosi e quindi gli spazi a luce esterna assai più gradevoli, nella bella stagione. Negli edifici fortificati ovvie esigenze di sicurezza riducevano ancor più la superficie delle aperture ed aumentavano in proporzione la desiderabilità di spazi ben illuminati, come testimoniano le onnipresenti finestre con panche che si trovano nei castelli.

Soprattutto l’angustia dello spazio abitabile di molti castelli, particolarmente dei castelli torre, dovuta all’enorme spessore delle murature, non poteva che rendere assai appetibile ogni spazio in più, ottenuto inoltre piuttosto economicamente di solito con semplici strutture lignee e senza ampliare il perimetro da difendere. 

Iconografia 

Le raffigurazioni antiche di castelli e torri sono particolarmente illuminanti riguardo ai balconi perché è facile distinguere fra gli apprestamenti a fini militari e quelli di uso residenziale, a causa della leggerezza ed ariosità di questi ultimi. Numerose immagini medievali mostrano balconi in edifici fortificati, ad esempio a Padova in un affresco di Alticchiero eseguito fra il 1377 ed il 1384 [9], a Galatina, riprodotta in fig. 1, della prima metà del Quattrocento, a San Benedetto Po ed in numerosi altri cicli pittorici e plastici. 

Tracce murarie delle varie tipologie 

1)  In legno a mensola 

Nello splendido castello di Illasi (fig.2), attribuito da Perbellini ai secoli XII-XIII [10], almeno due lati erano coperti da una balconata continua, denunciata dalla serie di fori da mensola e dalle porte finestre.A Castel Telvana (TN) , della fine del XIV secolo [11], in un corpo di fabbrica rinforzato in angolo da una torre cilindrica, le tracce di una balconata sono abbastanza inequivocabili (fig.3).

In tutta Europa  gli esempi non mancano: per quanto attiene ai balconi in legno a sbalzo citeremo tra tanti il castello di Rathsamhausen, a Ottrott in Alsazia, dell'inizio del XIII secolo [12], con pensilina denunciata dalla scossalina in pietra e dalle mensole di sostegno dei travi e quello di Ortenberg, sempre in Alsazia, costruito attorno al 1258 [13]; numerosi altri esempi potrebbero portarsi, non ultimi i castelli federiciani di Prato, torre mediana del lato nord est, e di Gravina di Puglia, testata opposta all’ingresso. Persino a Chateau Gaillard sembra che si trovasse un balcone, anche se è ben difficile, dato lo stato della muratura, asserire che si tratti di una realizzazione coeva alla prima costruzione del castello. 

2) - In legno appesi 

Si tratta di una tipologia assai curiosa ed è stata notata per la prima volta nella torre del castello vescovile di Brendola (VI) dell’inizio del XIII secolo [14] (fig.4). La forte probabilità della presenza di un balcone congiunta con la leggibile assenza di adatti fori da mensola, consentita dalla buona conservazione del paramento, ha portato alla conclusione, rafforzata dal successivo ritrovamento di altri esemplari, che il balcone fosse appeso alle mensole in pietra che infatti non sono disposte simmetricamente sulla facciata, ma corrispondono perfettamente alla parte di essa coperta dalla scossalina. In fig. 5 mostriamo la soluzione statica che supponiamo fosse utilizzata in questa tipologia. Altri esempi si possono trovare ad Aosta ed a Zuccarello [15]; sembra che tale disposizione fosse diffusa in Spagna [16]

Non è chiaro quali fossero i vantaggi di una simile disposizione, forse una più facile distruzione in caso di necessità od una minore vulnerabilità all’incendio , data la più rapida caduta della struttura ai piedi dell’edificio. L’ipotesi però più probabile è che si tratti di un adattamento a fini residenziali delle predisposizioni difensive di cui si parla nel paragrafo successivo. 

E’ doveroso avvertire che in questi casi non si può avere la piena certezza che si tratti di balconate e non di bertesche perché non sappiamo come fosse realizzato il parapetto esterno della struttura, dato che in altri casi, per esempio in una torre angolare di Castelfranco, mensole simili poste solo sui lati esterni di una torre priva di funzioni residenziali possono essere riferibili solo a bertesche ad uso difensivo, mentre nel mastio di Marostica (VI) la struttura avrebbe anche potuto avere funzioni residenziali. 

3)  A mensole in muratura ed impalcato in legno
In perfetta analogia con l’evoluzione dell’apparato a sporgere, anche per i balconi si può tracciare un percorso logico, anche se assolutamente non cronologico, tra la realizzazione completamente lignea e quella completamente muraria, inserendo l’anello evolutivo costituito da mensole in pietra o mattoni che sostengono un tavolato ligneo. Un esempio si trova a Fénis, ove un balcone di questo tipo è stato ricomposto su resti di non dubbia interpretazione, come mostrano le immagini anteriori al restauro [17]; in questo caso le mensole erano miste in pietra e carpenteria.

 

4) Completamente in muratura

Nella Torre Costanza di Aigues Mortes, del 1246 [18], si trova un bel balconcino in pietra, certamente privo di funzioni difensive perché sprovvisto di caditoie e perché anche qui il parapetto è ad altezza di vita; inoltre non è posto in alcuna posizione specifica, sopra una pusterla o comunque particolarmente vulnerabile, e non ha neppure funzioni di podio per arringhe o simili, perché il fossato è larghissimo. Un balcone simile si trova anche nella nota Torre Verde di Trento, anch’esso forse travisato nel restauro o successivamente ricavato da una precedente bertesca, dato che si trova sopra una porta.

 Una interessante ed inequivoca balconata si trova a Rimini nel castello principale della famiglia dei Malatesti (fig. 7). Si apre sulla grande sala del palatium edificato da Sigismondo Pandolfo attorno al 1446; all’origine raggiungeva una larghezza di ben più di un metro e mezzo per una lunghezza, come si vede nell’immagine, piuttosto considerevole e poteva ospitare buona parte della corte del signore. Non può trattarsi di una predisposizione difensiva perché la tettoia era troppo esile, come testimoniato dalla sezione dei travicelli, e la sporgenza eccessiva per eventuali necessità militari.

 Una struttura identica , ed ancora perfettamente conservata, è riscontrabile a Montechiarugolo (PR), di poco antecedente; anch’essa si apre sulla sala principale del castello e le date dei graffiti conservati sulla parete [19] testimoniano della sua antichità. 

Possibili incertezze nel riconoscimento dei balconi  

In assenza di immagini coeve e di prove certe date dalla leggerezza degli apprestamenti le tracce dei balconi si possono confondere con quelle di altri accessori edilizi lignei a sbalzo, come i doppi ordini di hourds bassi che Ritter chiama “della scuola di Pierrefonds” [20]. In particolare sono facilmente confondibili le tracce di:

a)   Pianerottoli d’ingresso - Nei castelli torre era pratica universale l’uso dell’ingresso rialzato; la scala d’accesso poggiava su un piccolo ballatoio, dalle dimensioni perfettamente analoghe a quelle di un balconcino. Sono facilmente distinguibili appena si consideri se la porta retrostante costituisce o meno l’ingresso alla torre, anche se morfologicamente sono perfettamente simili, tettoia compresa.

b)  Bertesche, hourds e latrine in aggetto - E’ quasi impossibile distinguerne le tracce da quelle dei balconi ed occorre affidarsi a considerazioni generali.

c)   Camere di sollevamento materiali - In moltissimi castelli, ad esempio Hautkoenigsbourg in Alsazia e Campo Tures in Alto Adige [21], gli approvvigionamenti venivano introdotti nei magazzini tramite argani. Questa soluzione era probabilmente molto diffusa, per motivi di sicurezza e di praticità: evitava di aprire una porta e quindi di azionare ponti levatoi, saracinesche e così via; essa è inoltre documentata dall’iconografia e dalla vita di santi, che vennero lasciati a mezz’aria nel paniere per non aver ceduto a tentazioni varie. Le relative camerette in aggetto erano però di solito poste sopra la quota di gronda e spesso non hanno lasciato tracce murarie. 

In generale la distinzione di un balcone da altri apprestamenti lignei a sbalzo è denunciata dalla leggerezza della tettoia, dalla posizione e dalla quota.

 

 

Conclusioni 

Si ritiene che non possano sussistere dubbi sulla presenza di balconi a fini residenziali nei castelli, perlomeno dal XIII secolo, ma con ogni logica anche in precedenza. Porte alte con sottostanti file di fori da mensola o soprastanti serie di mensole a gancio in pietra e scossaline orizzontali sono di solito le tracce murarie lasciate dai balconi.

Nonostante frequenti dubbi di interpretazione, la presenza di alcuni casi inequivocabili, confortata dall’iconografia, induce a consigliare di tener presente anche questa possibilità di spiegazione in presenza delle tracce murarie sopra menzionate, al fine di sempre meglio comprendere, anche in sede di restauro, i castelli medievali.

 


 

DIDASCALIE


2) - Castello di Illasi (VR). La balconata continua si estendeva su gran parte del perimetro dell’imponente cassero. Non si riscontrano tracce di tettoia, tranne che, forse, in corrispondenza della grande porta finestra al centro dell’immagine. La scossalina in alto non è riferibile alla presenza della balconata: si tratta di un larmier, come la definisce Viollet, avente lo scopo di allontanare dal paramento l'acqua di pioggia.


3) - Castel Telvana (TN) - La presenza del balcone è denunciata, oltre che dalla serie di fori per le mensole, dalla presenza delle due porte finestre e della fascia intonacata, anche se non sono visibili tracce di fori per la tettoia.

5)
- Ipotesi di soluzione statica per i balconi in legno appesi. Tutto il peso è sostenuto dalle mensole a gancio in pietra A; queste sostengono il traverso principale B che regge una serie di ritti D sui quali sono impostate le mensole F che portano l’impalcato, rinforzate da frecce. La soprastante scossalina E allontana l’acqua dal paramento e la deposita sulla tettoia; al piano di calpestio si accede tramite la porta Q.


6)
- Balcone in pietra della Torre Costanza di Aigues Mortes. Il rilievo sopra la porta finestra è un larmier , si tratta cioè di un allontana gocce, più che della scossalina di una tettoia, perché è più stretto del balcone. Il doccione in pietra soprastante ovviamente è in realtà disassato rispetto al balcone.
 


[1] Ad esempio nel castello di Warwick, le latrine sono sempre evidenziate.

[2] M. VIOLLET-LE-DUC: Dictionnaire Raisonné de l’Architecture Francaise du XI au XVI siècle, rist. De Nobèle, Mayenne 1967, II, p.247.

[3] O. PIPER: Burgenkunde, Weidlich, Monaco 1912.

[4] G. L-HALLE’: Précis de la fortification, PCV, Parigi 1983.

[5] J. TEALDI: Chateaux et Guerriers de la France au Moyen Age, Publitotal, Strasburgo 1980, I, p.143.

[6] G. M. TABARELLI: Castelli dell’Alto Adige, Görlich, Milano 1974, p.43

[7] L’etimologia della parola - francese balcon, tedesco balken, inglese balcony - viene dalla radice germanica balk, trave di legno, ad esauriente dimostrazione della natura dei primi esemplari.

[8] Marostica, Varano dei Melegari, Montechiarugolo, ma anche Poppi.

[9]  Alticchiero da Zevio, l’adorazione dei Magi, oratorio di San Giorgio, Padova.

[10] G. PERBELLINI: Castelli scaligeri, Rusconi, Milano 1974, p.152. Vedi anche A. ALBASINI: Il castello d’Illasi, Marchiori, Verona 1905.

[11] G. M. TABARELLI, F. CONTI: Castelli del Trentino. Görlich, Milano 1974, p.105.

[12] A. MORLEY: La guide de Chateaux de France, Bas-Rhin, Hermé, Condé sur l’Escaut 1986, p. 127.

[13] R. KALTENBACH: Chateaux d’Alsace, Alsatia, Colmar 1978, p.100.

[14] A. CANOVA, C. MANTESE: I castelli medievali del Vicentino, Accademia Olimpica, Vicenza 1970, p. 70.

[15] R. BOSI: Castelli nelle Alpi, Mondadori, Milano 1986, p. 10.

[16]  A. L. CELORRIO: Compendio de vocablos referidos a los Castillos, Lancia, Leon 1996, p. 37.

[17] E. D. BONA, P. C. CALCAGNO: Castelli della Valle d’Aosta, Görlich, Novara 1979, p. 162.

[18] C.-L. SALCH: Dictionnaire des Chateaux et des fortifications du Moyen Age en France, Publitotal, Strasburgo 1979, p. 6.

[19] vedi F. FIORINI: All’ombra di un castello, STEP, Parma 1993.

[20] R. RITTER: L’architecture militaire du Moyen Age, Fayard, Parigi 1984,

[21] Anche se ora utilizzato come vano campanario.