BOMBARDE
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Alcune
fonti affermano che armi da fuoco pesanti furono utilizzate nelle battaglie
campali del Principe Nero in Francia alla metà del Trecento, senza esiti degni di nota.
"Est enim bombardam instrumentum ferreum
fortissimum cum trumba anteriore lata , in qua lapis rotundus ad formam
trumbae imponitur, habens cannonem a parte posteriori secum conjungentem
longum bis tanto quanto trumba, sed exiliorem, in quo imponitur pulvis niger
[...] et obtuso foramine illo cum concono
uno ligneo intra calcato [...] magno cum impetu lapis emittitur"
Cronaca di Treviso, anno 1376, in
Angelucci, Documenti inediti, p.66.
L'artiglieria a polvere entra ben presto anche nel campo
tattico: "Guido della Scala nel
1387 schiera in battaglia tre carri da combattimento; ciascuno è trainato da
quattro cavalli corazzati ed è costituito da una torre quadrata girevole a tre
piani dotata, su ciascun piano e lato, di dodici bombardelle manovrate da tre
uomini".
(Settia, Comuni in guerra, p.132.)
"L'unico caso per il quale si è certi che fu usata
l'artiglieria è la battaglia di Castagnaro nel 1387."
Mallett, Signori e mercenari,
p.165.
(Le bombardelle citate nel passo precedente,
secondo Mallet, potrebbero evidentemente essere state artiglierie meccaniche,
perché all'inizio dell'uso delle armi da fuoco le definizioni non sono
distinte.)
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La prima immagine di una bombarda appare nel 1326 in un
manoscritto di Walter de Millimete, De notabilibus, sapientiis et prudentiis,
è poggiata ad una specie di panca e spara una grossa freccia di ferro.
Oxford, Christ Church, Ms.92, f.70v. |
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Bombarda di bronzo, ora perduta, proveniente dal mantovano,
datata 1322. Disegno di un libro pubblicato nel 1847. Peso 4.941 Kg. Le foglie
di alloro ed acanto ricordano i fasti militari e la croce lo stemma di Mantova.
La sigla, forse, P[etrus] P[aulus] P[?] F[ecit].
Da Angelucci, Documenti inediti, p.75. |
Roberto Valturio, De Re Militari
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Le armi da fuoco erano di calibri diversissimi ed i loro nomi erano ancor più disparati: oltre a bombarde, cerbottane, passavolanti, colubrine, sacri, cortaldi e quant'altri.
"La vite che congiogne la gola con la tromba
[si fa per] la comodità del maneggiare la bombarda,
per la qual si fa di due o di più parti"
Francesco di Giorgio, Trattati, p.419.
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Napoli, Castel Nuovo
(Maschio Angioino) Bassorilievo in bronzo delle porte (metà del Quattrocento) |
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La canna, o "tromba", era fissata ad tavolone di legno, il "ceppo", per agevolarne il maneggio e per aumentarne la massa all'atto dello sparo. La camera di scoppio asportabile, invece, era chiamata "mascolo" e fissata alla canna da un cuneo posteriore. Mentre un mascolo era in uso, un altro veniva caricato, per aumentare la cadenza di tiro. |
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Dai Trattati di Francesco di Giorgio:
CerbottanaSpingarda
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Nei pezzi più leggeri il mascolo è pressato da un cuneo che contrasta
con un prolungamento della culatta. |
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Leonardo da Vinci, 1493-94
Manoscritto H, f.109r, Institut de France, Parigi. |
Le bombarde, durante gli assedi, erano spesso protette da uno scudo frontale in legno |
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Nelle battaglie campali per coprire un campo più vasto si
usavano anche pezzi a più canne, detti in francese ribaudequins.
Scompaiono ben presto dalla documentazione, in segno della loro inefficacia.
Leonardo, 1480-82
Codice Atlantico, f. 157r, Biblioteca Ambrosiana, Milano |
Si usavano anche altri tipi di affusto, mostrati nelle miniature e nei rari trattati:
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Roberto Valturio, De Re Militari |
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Roberto Valturio, De Re Militari |
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Pezzi da campagna francesi Anonimo, Les Quinze Joies de
Mariage, Francia, 1485. La dodicesima gioia, f. 76v. |
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Vedi anche http://www.sfusd.k12.ca.us/schwww/sch618/War/Cannon.html |
Per l'assedio si usavano pezzi particolari: vedi ARTIGLIERIE PESANTI |
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