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Marostica (VI)
L'assediante era sempre desideroso di abbreviare i costi di un lungo assedio o le inevitabili perdite di un assalto a oltranza cercando scorciatoie. I metodi più usati erano: |
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- il blocco fino alla resa per fame o sete: minimizzava le perdite, ma aumentava i costi ed il tempo perduto.
Per agevolare l'imposizione del blocco spesso si costruivano una o più opere fortificate provvisorie -chiamate "bastite" o "bastìe", dal francese batir, costruire- vicino alla città o al castello sotto assedio. (A destra una bastita in un
celebre bassorilievo aretino dei primi decenni del Trecento).
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- la corruzione del castellano (un classico di sempre!) o del preposto ad una porta o ad un tratto di mura.
Era poi raro che ottenuto il proprio scopo l'assediante mantenesse le promesse fatte al corrotto.
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- la induzione di epidemie , anche qui, si precorreva l'odierna guerra batteriologica lanciando con le catapulte carcasse decomposte e lordure di ogni genere nel tentativo di generare epidemie tra gli assediati (di solito denutriti, in stato di sovraffollamento e genericamente carenti in fatto di igiene).
"Usorno li antichi in città, rocche e castella
con briccole e trabocchi alcuna intollerabil puzza gittare: drento a vasi o
carratelli alcuna quantità di corrotto pesce o putrefatta carne con acqua di
lino mista."
Francesco di Giorgio, Trattati, p.204.
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- persino la guerra biologica sotto
forma di serpenti velenosi lanciati in ampolle nel campo nemico.
Il 7 giugno 1191 Riccardo Cuor di Leone, all'assedio di
Acri, cattura una nave di rifornimenti nel cui carico si trovano duecento
serpenti velenosi contenuti in apposite ampolle. James Reston,
Storia della Terza Crociata, PIEMME, Casale Monferrato (AL), 2002, p.220. |
- il ricorso all' inganno , generalmente con falsi ordini di resa o l'introduzione di propri armati sotto le mentite spoglie di soccorritori.
Nel 1463 Federico da Montefeltro che assedia il castello di Verucchio
(RN) fa pervenire al castellano una falsa lettera di Sigismondo Pandolfo Malatesta,
signore del luogo, che preannuncia per una data notte l'arrivo di rinforzi con viveri. La missiva presa per autentica, i soldati feltreschi camuffati
sono accolti nel castello ove, gettati i sacchi delle vettovaglie e sguainate le
spade, aprono le porte agli assedianti.
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- l' intimidazione, ottenuta
minacciando gli assediati per convincerli alla resa, in combinazione con
l'offerta di favorevoli condizioni.
In ogni caso raramente gli assediati reggevano fino allo stremo, perché era normale pratica di guerra che in caso di assalto vittorioso la guarnigione venisse sterminata fino all'ultimo uomo. Perciò una guarnigione avveduta intavolava trattative il più possibile onorevoli prima di vedersi ridotta allo stremo. |
In questa miniatura polacca gli assedianti lanciano teste di cavalieri nemici nella città assediata per indebolire la volontà di resistenza del nemico.
"Settemila ora giacciono laggiù ... / con le petriere
turche li getteremo subito / dentro Gerusalemme oltre quelle alte mura"
da: La canzone di Antiochia, in
Gioia Zaganelli, Crociate, p.457.
"I nostri gettavano poi le teste dei morti dentro la città
con delle catapulte, per diffondere il terrore fra i turchi"
da: Gesta dei franchi e degli altri pellegrini,
in Gioia Zaganelli, Le Crociate, p.669.
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- l' incendio,
che si cercava di ottenere prevalentemente col lancio di pignatte incendiarie
tramite le catapulte, ma anche infiltrando propri uomini attraverso gallerie o
con l'aiuto di traditori. Francesco di
Giorgio Martini elenca ben nove ricette di misture incendiarie.
Trattati, pp. 205-208.
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per approfondire l'argomento: JIM BRADBURY, The Medieval Siege, The Boydell Press, Woodbridge, Suffolk, UK, 1992, ISBN 0 85115 312 7 RICCARDO LUISI, Scudi di pietra, Laterza, Roma-Bari 1996, ISBN 88-420-5083-0
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