Cos'è un castello?


 

 


Eilean Donan, Scozia


 

Partiamo dall'ovvio: la parola deriva dal diminutivo del latino castrum, quindi un castello è un piccolo castrum.

Senza stare a scomodare la storia romana, diciamo che nel Medioevo "castrum" significava "luogo fortificato", quindi scelto e allestito in maniera tale da consentire ad un gruppo armato, di professionisti o no, di resistere, o di resistere più a lungo, o almeno di tentare di resistere, ad un nemico di fronte al quale in campo aperto non avrebbe avuto possibilità di vittoria.  

  Il termine "castello" ed il suo predecessore "castrum" si applicano e si sono sempre applicati a due situazioni assai differenti: un abitato fortificato, nel quale sono risiedono molte o moltissime famiglie ed eventualmente una guarnigione, oppure un edificio o un recinto con edifici nel quale abita solo la famiglia proprietaria ed una guarnigione. È chiaro che le forme dei due tipi sono molto diverse. Per evitare confusione noi suggeriamo di utilizzare il termine castrum per definire un abitato fortificato, come usava nel Medioevo, ed il termine "castello" solo per la dimora fortificata di un magnate con la sua guarnigione.

Per consolarci consideriamo che tale imprecisione terminologica non affligge solo l'italiano: anche in francese e tedesco il forte impatto emotivo del termine lo ha portato ad invadere ambiti adiacenti e ad essere usato anche per indicare residenze signorili, costruite fino a tempi recenti (ad esempio nell'Ottocento).



Gradara, PU

In quale periodo si sono costruiti (o si sono ammodernati) i castelli?

Si suppone comunemente che il periodo classico dei castelli medievali inizi con il X secolo, allorché la decadenza dell'impero carolingio origina un periodo di insicurezza che favorisce sopraffazioni locali ed invasioni esterne (ungare e scandinave). Si è poi continuato a costruire castelli ex novo e soprattutto a modificare quelli precedenti fino ai primi decenni del Cinquecento. Questo a fini di difesa, perché è ovvio che a fini residenziali si ammodernano castelli ancora oggi e alla fine dell'Ottocento se ne sono perfino costruiti di nuovi, seguendo il gusto del gothic revival. La cosa forse più sconcertante era la costruzione di finte rovine di castello, in Irlanda ce n'è di imponenti, nel parco di ville signorili, per creare angoli suggestivi.


 

Warkworth, UK

Chi costruiva (o ammodernava) un castello?

 Fondamentalmente costruiva un castello il signore territoriale, ciò che significa, secondo l'epoca ed il luogo, l'imperatore, il re, i vari gradi dell'aristocrazia, il libero comune, il vescovo, l'abbazia o il signore locale più o meno abusivo e più o meno importante. Per quanto riguarda l'Emilia Romagna la situazione è molto varia: in alta Emilia sopravvissero fino a tardi alcune grandi famiglie feudali, come i Landi ed i Pallavicino -di questi si maligna che il vero nome fosse "Pelavicino" in relazione alla loro propensione ad appropriarsi dei beni altrui. Nel centro della regione si imposero come signori territoriali i liberi comuni, soprattutto nelle più ricche aree di pianura, ed in Romagna i comuni degenerarono, più o meno dalla fine del Duecento, in signorie familiari come i Manfredi, gli Ordelaffi o i da Polenta, che esercitarono il potere mediante fittizie forme di vicari del potere papale o di influenti membri dei comuni, dei quali, ad esempio, i Malatesta (più corretto sarebbe dire "i Malatesti", ma preferiamo la forma tradizionale) mantennero a Rimini le forme esteriori. La loro effettiva indipendenza variava in funzione della forza del papato al momento.

  Accanto a questi, molti castelli minori furono edificati da famiglie localmente ragguardevoli, che nei loro più o meno vasti possedimenti si creavano dei punti di controllo del territorio. Citeremo ad esempio gli Alidosi, i Tiberti, gli Oliva, i Gaboardi, ma in ogni provincia se contano decine.


 

S. Agata Feltria, PU

 A cosa serviva un castello dal punto di vista economico?

  L'edificazione dei castelli era molto costosa ed i loro costruttori li vedevano sempre anche in un'ottica economica di costi e ricavi.  

  Il possesso di un castello coincideva col possesso del territorio circostante, perché i diritti signorili (tasse e imposte di vario tipo, corvées , possibilità di trarre truppe etc.) erano riconosciuti all'occupante del castello ed i diritti appartenevano, per così dire, ai muri stessi. Quindi impossessarsi del castello significava insignorirsi del territorio e delle sue risorse.  

  Un'altra importante funzione era quella di mettere in salvo, in caso di scorrerie nemiche, gli abitanti del contado ed i loro beni, non solo e non tanto per rispettare la propria parte dell'antico contratto feudale, secondo la vulgata di Marcel Bloch, quanto per mantenere la capacità economica del territorio in termini di reddito e di risorse: il territorio in sé è improduttivo, se non vi sono abitanti a metterlo a frutto. Infatti la Russia zarista, ancora nell'Ottocento, valutava la ricchezza di un possedimento dal numero dei contadini (come abbiamo appreso dai romanzi russi, che riportano alla mente una battuta di Voltaire, il quale alla domanda, "Maestro avete letto i classici", all'epoca i Padri della Chiesa, rispose "Sì, ma me la pagheranno").

  Più spesso di quanto non si creda, infine, i castelli erano posti a custodia di risorse economiche specifiche, una miniera, il pedaggio di un ponte, il dazio su una via di comunicazione.


 

Carpineti, RE

A cosa serviva un castello dal punto di vista militare?  

  In alcuni casi il castello costituiva la residenza, principale o secondaria, di un signore territoriale che ne faceva la sede della propria corte, grande o piccola, il proprio rifugio in caso di sconfitta sul campo o di assalto da parte dei vicini ed infine l'ostentazione fisica della propria importanza con le dimensioni e la ricchezza dell'edificio.

  Più spesso i castelli erano visti come ostacoli posto lungo il percorso di un eventuale nemico, che non si sarebbe azzardato a proseguire la propria incursione lasciandosi alle spalle guarnigioni nemiche.   I castelli quindi ritardavano le invasioni per il tempo necessario alla loro conquista o almeno indebolivano il nemico costringendolo a lasciarsi dietro contingenti di blocco ad ogni castello non espugnato.

  In pochi casi, infine, il castello era un baluardo strategico che sbarrava la via ai nemici su un passo o lungo un percorso d'accesso stradale, vallivo, fluviale e così via.


RETI O SCACCHIERI DI CASTELLI

"E' importante la domanda se le fortificazioni Latine [in Terrasanta] fossero costruite secondo uno schema di strategia difensiva coordinata centralmente. In passato si è asserito che nel XII secolo, quando la monarchia era più forte, questa strategia è esistita. Deschamps, Rey ed altri erano convinti che alla fine della prima crociata «i Franchi procedettero a organizzare le varie parti del territorio» ... e costruirono le loro fortificazioni come parte di uno schema nazionale di difesa. Questa teoria fu sostanzialmente demolita da Smail. Smail ha puntualizzato che i territori franchi erano stati conquistati in una serie di campagne intraprese usualmente da singoli baroni, spesso mossi dall'ambizione individuale. Come risultato, i castelli costruiti o catturati dai Crociati erano intesi come difesa locale più che nazionale e presentavano poco valore strategico al di fuori degli immediati dintorni."
Kristian Molin, Unknown Crusader Castles, p.205.


per approfondire l'argomento: 

A. A. SETTIA: Castelli e villaggi nell’Italia padana – Popolamento, potere e sicurezza tra IX e XIII secolo, Liguori, Napoli 1986.  

A. A. SETTIA: Castelli, popolamento e guerra, in N. TRANFAGLIA, M. FIRPO (a c. di): La storia, UTET, Torino 1988, I, Il Medioevo.

A. A. SETTIA: Chiese, strade e fortezze nell’Italia medievale, Herde, Roma 1991.

P. TOUBERT: Dalla terra ai castelli – paesaggio, agricoltura e poteri nell’Italia medievale, Einaudi, Torino 1995.


Malbork, PL