FANO |
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Sigismondo
Pandolfo Malatesta inizia a costruire il castello nel 1438, allorché, fra altre
spese, si acquistano i legnami per le impalcature e si demolisce un edificio per utilizzarne il materiale nei lavori.
Le parti
inizialmente menzionate sono il “cassaro” e la “porta grande dove è la
saracinesca”. I lavori sono portati avanti con grande vigore fino al 1444,
quando viene realizzata “l’insegna per la rocca” e si protraggono perlomeno fino
al 1457 allorché si costruisce “la porta nova della rocha de Fano verso la
terra”, cioè quella che guarda verso la città. In quella data la rocca era
custodita da due castellani, cosa che non sorprende perché Fano era la seconda
città della signoria di Sigismondo Pandolfo il cui castello di Rimini era
provvisto di ben tre castellani, come riporta Roberto Valturio.
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IL CASTELLO MALATESTIANO
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Le murature conservano tracce di scialbatura a calce, cosicché il fortilizio
medievale doveva essere tinteggiato di bianco, come testimoniano, per Castel
Sismondo, l’affresco di Piero della Francesca e le rilevazioni sul posto. Il 3
novembre 1440 viene infatti registrato l’acquisto di “setolle da fare uno
penello per la rocha per inbiancare li murj”. |
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Nella lapide si
leggeva:
sigismundus pandulfus malatesta pandulfhi
(?)
f.
[ilius]
minimis antiquorum murorum reliquis his inventis arcis huius turres et muros et
opportunissimum mari terraeque accursum dedit mcccclii.
La
rivendicazione di paternità quindi riguarda le torri e le mura della rocca,
mentre è enfatizzata ("opportunissimum accursum") la costruzione degli
ingressi di mare e di terra, che in qualche forma erano sicuramente già
presenti. |
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La
cortina che parte dal mastio non mostra segno di apparato a sporgere in muratura
(frecce rosse) e la torre interclusa (freccia verde) è munita di caditoie solo
sulla parte frontale.
Sembra molto probabile che la cortina sia parte dell'antica cinta di
Fano e che la torre (freccia verde) contenesse alla base una porta della città.
Questa è simile a numerose altre di area malatestiana – a Castel Sismondo a
Rimini, nel castello di Gradara e nella Rocca di Cesena.
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Le facce dei due pseudo bastioni PBovest e
PBsud non sono allineati correttamente e lasciano zone
morte, non coperte dal tiro delle sorgenti di fuoco dei corpi adiacenti (aree
campite in giallo). Questo e la presenza di due serie di banchine da
intermerlo fanno supporre che si tratti della soprelevazione di una falsa braga
precedente e che, per ragioni economiche e di rapidità di esecuzione, si sia
rinunciato a costruire veri bastioni.
In alto a destra, invece, si trova un vero e corretto bastione, Best,
che è infatti provvisto di casamatte e bombardiere plausibilmente databili al
secondo quarto del XVI secolo.
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Ricostruzione assonometrica della supposta falsa braga malatestiana. |
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- Ocra: fossati.
- Azzurro scuro: la falsa braga denunciata dalle banchine degli intermerli.
- Azzurro chiaro: probabile continuazione della falsa braga.
- Grandi frecce rosse: ponti levatoi.
- Sequenza di frecce rosse: percorsi esterni delle pusterle.
- Frecce grigie: bombardiere quattrocentesche della cinta esterna malatestiana.
- Giallo: vero bastione est.
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IL MASTIO
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La torre maestra
era poligonale, disposizione frequentissima nei castelli malatestiani, e
mostrava una marcata somiglianza col “torrione di piazza” di Cesena.
Il mastio ora è
distrutto e la sua datazione è dubbia, poiché nei documenti riportati da Petrini
non si menzionano mai lavori alla torre maestra o al mastio, ma la relativa
documentazione potrebbe essere andata persa.
L’apparente
assenza di bombardiere e certe minuzie architettoniche rilevabili nella
documentazione fotografica lo farebbero attribuire al tardo Trecento, mentre la
pianta, le dimensioni e la vaga somiglianza con l'esemplare cesenate spingono
per un’attribuzione a Sigismondo.
La testimonianza
che vi erano apposte due lapidi di Sigismondo datate 1452 non è assolutamente
probante, considerata l’inveterata propensione del condottiero riminese per la
millanteria edificatoria
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LA ROCCHETTA
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Nell'angolo nord della rocca si trova una Rocchetta di semplice pianta
rettangolare, realizzata con l'aggiunta due cortine angolate; la sua unica
sporgenza planimetrica, a parte il mastio, è costituita da una torre portaia,
dotata di scassi per i bolzoni del ponte levatoio, che testimonia la presenza di
un fossato. Le mura sono munite di apparato a sporgere.
Le cortine della Rocchetta sono ispessite alla base da uno zoccolo
raccordato a scivolo cordonato col paramento superiore. Nei territori
malatestiani si ritrova una zoccolatura simile in molte chiese della prima metà
del Trecento(ad esempio nelle chiese riminesi di S. Agostino e dei Servi)
ciò che suggerisce una plausibile ipotesi di attribuzione cronologica; sarebbe
interessante scoprire come questa soluzione costruttiva si concili con la
presenza del fossato: probabilmente con una scarpa in terra, come ad esempio nel
marchigiano Castello della Rancia, presso Tolentino (MC). |
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La rocchetta ed il mastio prima delle demolizioni del Novecento. |
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La rocchetta oggi. |
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Torre portaia della rocchetta.
In basso lo zoccolo raccordato a scivolo col paramento verticale (frecce
gialle). |
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IL RIDOTTO
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La cortina che dal mastio si dirige verso monte,
fronteggiando il porto, all'esterno non mostra segno di apparato a sporgere in
muratura, tranne che in corrispondenza di una torre di modestissima sporgenza
planimetrica, munita di caditoie solo sulla parte frontale. La muraglia,
in seguito, è stata arricchita di un raddoppio interno beccatellato e merlato, che si configurava, in associazione con una torre
d'angolo poi sostituita dal mastio, come un vero e proprio ridotto che
probabilmente consentiva ad un funzionario residente nel mastio di controllare a
proprio piacere l'uso della porta.
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All'interno,
in seguito, è stata costruita una controcortina beccatellata e merlata, che si
configura, in associazione col mastio, come un vero e proprio ridotto che
consentiva ad un funzionario militare residente nel mastio di controllare a
proprio piacere l'uso della porta. La comunicazione privilegiata di una porta
colla rocca cittadina trova un parallelo, molto più tardo, nella Rocca di Imola. |
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L'interno del ridotto è cavo per consentire le comunicazioni il cui schema, sul
posto, è piuttosto complesso.
La terminazione del ridotto è sopraelevata rispetto all’adiacente cortina per
garantire la difesa contro assalitori provenienti dal relativo cammino di ronda. |
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Vista dell'ingresso al ridotto ("2" nello schema). Sulla destra
dell'immagine la rampa che conduce al cammino di ronda anulare del ridotto
(linea tratteggiata rossa nello schema).
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Interno del ridotto. Dal pianerottolo "3" ( indicato dalla freccia bianca) si
risale alla pusterla "4"(freccia) tramite la rampa evidenziata in verde
nello schema).
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Tratto
terminale del ridotto a cielo aperto. La freccia mostra la
posizione della porta "5" da cui si accede al cortile della rocchetta.
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La freccia indica i resti della pusterla "4" dall'esterno.
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IL FORTE BASTIONATO
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L’aumento di
spessore delle cortine mediante il sopralzo della falsa braga, la formazione
degli pseudo bastioni sud e ovest e la costruzione del bastione est sono
certamente da collocare nel Cinquecento. All’interno di questo secolo
considerazioni tipologiche (l'accettazione per ragioni di economia di bastioni
poco funzionali, le ridotte dimensioni del bastione est e le sue cannoniere
ancora alla francese e non a bocca larga,) suggeriscono una datazione precoce,
attorno agli anni Trenta, solo parzialmente contraddetta dalla mancanza di
fianchi ritirati, difficilmente realizzabili in misure così ridotte.
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Nel 1527, in
effetti, sono riportati lavori anche alla rocca in occasione dei quali si
abbassano, probabilmente, le torri come suggerito dall'espressione "capare la
pietra de la rocca e buttarla fuori le mura di la terra"; questa sarebbe una
buona datazione della trasformazione. I documenti riportano lavori anche nel
1553, ma appare più probabile la prima data, vista l’aleatorietà della
testimonianza archivistica, ed i lavori attestati nel 1553 al baluardo della
rocca potrebbero essere solo modifiche.
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Pseudo bastione sud. |
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Il bastione est. |
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Bocca della cannoniera alla francese nell'immagine precedente. |
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Resti di merloni a gabbionata sulla cortina sud est |
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Piazzole
per artiglierie sul bastione est. |
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In
conclusione, riteniamo che nella rocca di Fano siano rappresentate quattro
principali fasi di formazione:
- La prima
comprende lo spigolo delle mura cittadine ed il ridotto che potrebbe aver
controllato la supposta porta urbica.
- Una seconda relativa alla Rocchetta, che costituiva
il castello malatestiano della città di Fano nel Trecento.
- Una terza,
costituita dai lavori di Sigismondo Pandolfo Malatesta a cavallo della metà del
XVI secolo, comprende il mastio, la cinta principale della rocca con relativa
falsa braga, la porta attuale e la relativa difesa esterna (uno o due rivellini
ancora da investigare).
- La quarta ed
ultima grande modificazione riguarda l'adeguamento della rocca alle nuove
logiche del fronte bastionato, ad opera delle autorità cittadine e dei
responsabili del governo papale.
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